La digitalizzazione e l’innovazione sono due dei temi centrali del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), due temi che avranno un particolare riflesso anche quando si parla di PNRR nella PA. Si guarda al futuro, ma è un futuro molto prossimo perché bisogna spendere presto e (soprattutto) bene i 9,75 miliardi di euro che la Missione 1 del PNRR prevede per la digitalizzazione, l’innovazione e la sicurezza nella PA. Ma c’è molto lavoro da fare.
Nella premessa al PNRR, Mario Draghi evidenzia chiaramente come il settore pubblico sia caratterizzato da una scarsa familiarità con le tecnologie digitali. E per avvalorare la sua tesi porta un esempio pratico: “Prima dello scoppio della pandemia – scrive Draghi –, il 98,9 per cento dei dipendenti dell’amministrazione pubblica in Italia non aveva mai utilizzato il lavoro agile. Anche durante la pandemia, a fronte di un potenziale di tale modalità di lavoro nei servizi pubblici pari a circa il 53 per cento, l’utilizzo effettivo è stato del 30 per cento, con livelli più bassi, di circa 10 punti percentuali, nel Mezzogiorno”.
Si tratta solo di un esempio, ma mostra inequivocabilmente la necessità di digitalizzazione della PA. Aspetto che viene enfatizzato da Draghi quando parla della riforma che il Governo intende attuare nella PA: “La riforma della pubblica amministrazione migliora la capacità amministrativa a livello centrale e locale; rafforza i processi di selezione, formazione e promozione dei dipendenti pubblici; incentiva la semplificazione e la digitalizzazione delle procedure amministrative. Si basa su una forte espansione dei servizi digitali, negli ambiti dell’identità, dell’autenticazione, della sanità e della giustizia. L’obiettivo è una marcata sburocratizzazione per ridurre i costi e i tempi che attualmente gravano su imprese e cittadini”.
Risulta quindi evidente come ci sia un preciso obiettivo: avvalersi del PNRR nella PA in modo di usare il digitale per arrivare a procedure più snelle e meno onerose, a tutto vantaggio sia delle imprese (che avranno l’opportunità di riportare la propria produttività a livello di quella dei maggiori Paesi europei) sia dei cittadini (che potranno disporre di servizi più efficienti e più facilmente accessibili). Ma come operare per raggiungere tale risultato?
L’intenzione del Governo è di muoversi su molteplici versanti per portare, grazie al PNRR, digitalizzazione e innovazione nella PA. Riguardo la digitalizzazione in particolare, ci saranno importanti investimenti in sette ambiti strategici:
A questi seguiranno tre piani di riforma:
Il tutto per una spesa prevista di 6,14 miliardi di euro. L’intenzione è chiara: fornire gli strumenti, le competenze e il capitale umano adeguati per trarre un reale vantaggio dalla digitalizzazione. In questo senso risultano fondamentali le tre riforme che portano a un’accelerazione nell’abilitazione dell’uso del digitale, senza correre il rischio che le dotazioni risultino obsolete già al completamento del processo di acquisto.
Nei piani del Governo, attraverso il PNRR nella PA, il digitale trasformerà la Pubblica Amministrazione attuale per assumere un ruolo strategico nel dare nuovo impulso alla competitività del sistema produttivo italiano, che ovviamente dovrà fare la sua parte per stare al passo con la nuova PA in ambito digitale (ma anche questo è un punto contemplato nel PNRR). Nel contempo, la digitalizzazione consentirà anche lo sviluppo da parte della Pubblica Amministrazione di nuovi prodotti e servizi per il cittadino.
L’intervento del PNRR nella PA sembra quindi sia destinato a snellire in modo radicale la burocratizzazione che caratterizza la nostra Pubblica Amministrazione e che rallenta ogni procedura. Lo ha confermato il ministro per l’Innovazione tecnologica e Transizione digitale, Vittorio Colao, che ha espresso la chiara intenzione di garantire a tutti gli italiani entro il 2026 una connessione a 1 Gb e un’ampia diffusione delle reti e dei servizi 5G. Questo consentirà di dialogare facilmente con una PA che avrà il 75% delle sedi locali che utilizzeranno servizi cloud. Saranno poi resi interoperabili i dati pubblici e il 70% degli italiani sarà dotato di un’unica identità digitale. Infine, sarà rafforzato l’uso della telemedicina e del fascicolo sanitario digitale.
Secondo Colao, questo comporterà una reingegnerizzazione delle procedure e una riprogettazione dei servizi offerti ai cittadini. Ma significa anche la nascita di una PA data-driven, dove ci si baserà sui dati per costruire le decisioni pubbliche e monitorarne i risultati