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Sicurezza: è già ora di passare dal “se” al “quando”?

Per anni la sicurezza dei dati si è basata sulla psicologia della paura.

Professionisti IT, consulenti, aziende hanno raccontato una nuova versione di Cappuccetto rosso, dove il lupo è impersonato da hacker, cattivi di ogni genere e talvolta dagli stessi dipendenti a loro insaputa.

Non mi sento di condannare nessuno, i fini sono anche nobili, ma è il caso di approcciare a questa problematica con dei metodi diversi e più vicini all'evoluzione del mercato.

È un po’ la stessa cosa che è successa alla crisi, intesa come parola che descrive la situazione; ci si abitua alla condizione di "disagio" al punto tale che al passare dei giorni poi non viene più definita tale o si smette di parlarne. Proprio a questo punto, quando stiamo per dimenticarci di lei torna a colpirci più maestosa e potente che mai.

Proprio da questa criticità bisogna guardarsi bene ed essere sempre pronti ad avere un piano di recupero in "sicurezza" dei dati e dei rischi.

Come ha scritto tempo fa Stefano Gangli su centodieci “bisogna prendere atto che i tempi sono cambiati. È un nuovo mercato, con le sue caratteristiche e difficoltà, non è più la crisi”.

Pur con tutta la consapevolezza del problema, ogni anno, anche le grandi aziende, esperte di tecnologia subiscono almeno una violazione.

 

Purtroppo ciò dimostra che:

  • Nessuna misura di sicurezza è infallibile, soprattutto quando i computer dialogano con le persone. Basta pensare alla previsione di Gartner: “Fino al 2020, il 95% dei “fallimenti” di sicurezza del cloud saranno colpa del cliente”.
  • Non c’è più da chiedersi “se” succede ma pensare a “quando” succederà. Come viene riportato nel dossier sicurezza di SailPoint, il mercato è cambiato e dobbiamo farcene una ragione: non è più incentrato su una mentalità “se le violazioni avvengono”, ma su una mentalità “quando le violazioni avvengono”.

Se vogliamo vedere il bicchiere sempre “mezzo pieno” ed essere preparati ricordiamoci che sapere come reagire di fronte ad una cosa che fa paura = fa meno paura. Anche questo è progresso.

In tempi molto lontani si moriva persino per una banale febbre, era una preoccupazione e si era sempre in allarme ma oggi chi si preoccupa per una febbre? Nessuno. Quando abbiamo una febbre sappiamo come reagire.

Questo non significa affatto vivere spensierati e felici, senza prevenzione e quando succede si vede.

La soluzione è AVERE UN PIANO.

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